A proposito di una recensione di Avvenire del Primo libro de Il Capitale

 

A proposito di una recensione di Avvenire del Primo libro de Il Capitale

 

Il quotidiano Avvenire ha pubblicato qualche giorno fa, 24 agosto 2024, una recensione per una nuova edizione del Primo libro de il Capitale di Karl Marx. La recensione è positiva. Parte dicendo delle democrazie liberali che sono “presunte”. E quindi appunta lo scritto sulla questione delle macchine e del macchinismo. Con il sistema creato già allora come si andava formando all’epoca di Marx e che lui descrive ne il libro primo de il Capitale. Il macchinismo sarebbe potuto giungere ad una evoluzione deleteria per l’essere umano tanto da essere considerato superfluo per il mondo della macchina che riproduce sé stessa o altre macchine, senza l’apporto sostanziale dell’uomo. Quindi critica l’egemonismo verso l’umano che viene svolto dalla macchina e dal sistema automatico del lavoro. Così come ora lo smart working che pare tanto liberatorio. In effetti è un concedere al sistema di lavoro del macchinismo informatico, l’uso del proprio tempo personale. Questo era evidente già all’epoca di Marx, seppur meno ossessivo e con un consumo del tempo umano più primitivo di quanto oggi sia. Poi la recensione finisce un po’ troppo cattolicamente quando invita a studiare Marx andando oltre il suo “materialismo storico ed il suo ateismo”. Spunto finale non inaspettato dato che è stata pubblicata su un giornale cattolico, della CEI (Conferenza Episcopale Italiana). Ma possiamo anche accettare tale deriva sapendo l’origine. È certo un po’ sorprendete che occorra leggere una recensione ben strutturata e seria di Marx su un quotidiano cattolico. Ma a tanto ci costringono gli attuali espressionisti della politica di classe. Certo la questione del macchinismo vede alleati molti terreni che di per sé non sembrano sovrapporsi in modo netto. Ma comunque fa bene e sorprende positivamente questa accettazione di un pensiero non coincidente con una fede, tanto meno cristiana. Marx veniva da una famiglia ebraica, con avi rabbini, mentre il padre si convertì al protestantesimo poco tempo prima della nascita di Karl. La sua formazione laica ed illuministica lo fa andare oltre lo spirito religioso, riassunto nello slogan La religione è l’oppio dei popoli, che andrebbe però indagata nella sua completezza e che ora lasciamo sullo sfondo, ricordando solo che le catene umane vanno, secondo Marx rotte da lotte umane. Avvenire dunque fa bene a trattarlo seriamente e a scrivere del suo libro maggiore in modo laudativo.

Tiziano Tussi

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