Arte contro la Guerra: I teatri d'Italia per il cessate il fuoco e una testimonianza da Rafah
L’arte per il bene e la pace.
I teatri d'Italia per il cessate il
fuoco e una testimonianza da Rafah
Di
Laura Tussi
Dalla Scala di Milano al teatro
lirico di Parma all'unisono il motto "Cessate il fuoco" e
l'esposizione della bandiera palestinese
Recentemente
e nei giorni scorsi al Teatro Regio di Parma, al Teatro Lirico di Cagliari, al
Teatro alla Scala di Milano e in altri teatri d’Italia sono stati esposti
striscioni con la scritta disperata e dissacrante “cessate il fuoco“ e si è
apertamente urlato all'unisono da parte degli artisti e attivisti organizzatori
il motto “Palestina libera” e “non in nostro nome”.
Persone assassinate in dati in
continuo incremento a livello esponenziale da oltre 75 anni di occupazione
In
quanto il genocidio in atto a Gaza ormai conta oltre 30.000 persone di cui
quasi 9000 donne e quasi la totalità bambini e adolescenti sotto i vent’anni. Ma
ogni giorno le vittime aumentano. Sono in costante incremento. E non numeri. Ma
persone. Donne, uomini, vecchi e bambini esattamente come tutti noi. Uno
sterminio, uno stillicidio, un vero e proprio massacro che ormai si protrae da
oltre 75 anni. E perché non poterlo chiamare genocidio? Anche in Congo 25
milioni di morti. Un altro genocidio gravissimo della storia come quello degli
armeni.
L'etimologia del termine genocidio
deve farci riflettere
Quindi
l’"uccisione di una genia" che è l’etimologia del termine genocidio
non è un’accezione errata e scorretta. Perché il genocidio potrebbe estendersi
e diventare globale.
Con
l’escalation nucleare e il rischio di una conflagrazione globale
irreversibile.
Non permettetevi di distruggerci. Di
annientare la nostra umanità
I
potenti non devono osare e permettersi di distruggere la vita dell’umanità
intera per i loro più biechi interessi.
La
nostra umanità è irripetibile.
Noi
siamo esseri senzienti capaci di ragionare e amare e di sognare.
Madre Terra è in una conflagrazione a
frammenti quasi totale alle porte della terza guerra mondiale
Il
pianeta terra è in fiamme per molteplici conflitti armati dove a discapito e in
dispregio dell’ottemperanza delle dichiarazioni della convenzione di Ginevra le
prime vittime sono tutti civili e donne e bambini. Il cuore di noi
intellettuali è in lacrime perché non abbiamo più parole per convincere i
potentati di turno a finire di combattere con armi che sono ormai anche nelle
grinfie dell’intelligenza artificiale usata a scopi malefici.
Il ruolo degli intellettuali e degli
attivisti è quello di descrivere e fare sentire al mondo le ragioni dell'amore
e del bene
Noi
intellettuali dobbiamo prendere coraggio e continuare con gli attivisti a
denunciare e a resistere, resistere, resistere. Dobbiamo scrivere e parlare e
trattare di una de-escalation a livello mondiale e della volontà che deve
provenire dagli scranni del potere di mettere sul tavolo dei governi del male
non più armi e armamentari nucleari, ma la forza del diritto, del diritto
internazionale, della diplomazia per intessere delle tregue, per attuare
trattative per implementare negoziati e scambi commerciali tra i paesi
belligeranti.
Per un "cessate il fuoco"
consapevole e universale
Vogliamo
il cessate il fuoco a Gaza e nello Yemen e in tutte le guerre dimenticate
dell’Africa. Non vogliamo più inviare armi ai potentati di turno. Dobbiamo
denunciare all’unisono che non vogliamo inviare colossi di armamenti per decine
di centinaia di migliaia e milioni di dollari nei paesi belligeranti. Basta
armi in Ucraina. E smettiamo di inviare ordigni militari in tutte le nazioni in
guerra. E non dobbiamo mai stancarci di denunciare e scrivere nei nostri libri
e articoli e trattati che "vogliamo la pace".
Le nefandezze delle modifiche alla
legge 185/90 e dell'investimento in ordigni di distruzione di massa da parte
delle banche armate
Non
dobbiamo accettare il trasporto e il commercio di armi e dobbiamo fermare gli
investimenti bellici delle banche armate. La legge 185/90 recentemente ha
subito delle modifiche per cui non si può più risalire alle banche che
maggiormente investono in armamenti bellici. Dobbiamo tutti temere per il bene
del genere umano intero tramite la guerra e il suo tragico epilogo:
l’apocalisse nucleare. Non dobbiamo assolutamente spaventarci, ma continuare a
scrivere di fatto questa inesorabile realtà e la verità degli eventi.
I moniti e gli insegnamenti dei
grandi intellettuali del libero pensiero
I
grandi del libero pensiero da Giordano Bruno a Margherita Hack ci ricordano che
siamo figli delle immense costellazioni e innumerevoli galassie e deriviamo
dalla stessa materia astrale. Questo non esclude che potrebbero esserci
nell’universo altri esseri viventi simili a noi.
L'umanità terrestre possiede grandi
valori e ideali intrinseci
Ma
la nostra umanità deve attivarsi per rendere perenne e tramandare ai posteri
l’eredità della sua storia positiva e negativa che sia, con il bene e il male
contrapposti, ma pur sempre la grande storia del sapere del genere umano in
grado di razionalizzare la verità circostante e di ricavarne un pensiero e con
la facoltà di sognare.
Noi abbiamo un sogno. E questo sogno
è la pace
Certo.
Sognare. Sognare la pace. Sognare un mondo finalmente privo di conflittualità
armate e di odio e di violenza tra noi sorelle e fratelli. L’unione e l’unità
fraterna internazionale e mondiale sono indispensabili per generare l’amore
e un sentire di pace, uno stato di riconciliazione tra popoli, genti,
etnie, minoranze. Una pace che disarma i potenti che detengono la supremazia su
madre terra.
Su
una entità cosmica come le stelle delle infinite galassie che noi in quanto
figli del pianeta dobbiamo tutelare dalle minacce e dalle emergenze più
incombenti.
Una
testimonianza dal valico di Rafah di Triestino Mariniello
Triestino Mariniello è
Professore Associato alla Liverpool John Moores University (Regno Unito).
Attualmente lavora presso la Humboldt University di Berlino, dove sta
conducendo un progetto di ricerca sull'ammissibilità dei casi dinnanzi alla
Corte penale internazionale (CPI).
Ha pubblicato una serie
di libri, articoli ed altri contributi, fra l ́altro, su temi di diritto penale
internazionale, diritto internazionale umanitario e diritti umani.
Triestino Mariniello è
membro del team di rappresentanza delle vittime di Gaza davanti alla Corte
Penale Internazionale. In passato, ha ricoperto diversi ruoli alla CPI, dove ha
assistito i giudici della Camera preliminare in merito alle situazioni in
Sudan, Repubblica Democratica del Congo e Kenya.
È stato consultato come
esperto in giustizia penale internazionale e diritti umani da organizzazioni
governative e non governative.
Triestino Mariniello è
stato inviato a Rafah per conto del tribunale dell'Aja e vuole raccontarci
questa terribile esperienza.
Il
ministro israeliano definisce i Palestinesi "animali umani" da
uccidere
Il 9 ottobre 2023 il
ministro della difesa israeliano Gallant affermò che Israele stava combattendo
contro ‘animali umani’ e dichiarò l’assedio totale alla striscia di Gaza. In
altre parole decise di privare la striscia di Gaza di tutti i beni essenziali
come cibo, acqua, corrente, benzina.
Testimonianza
di Mariniello inviato dal tribunale dell'Aja a Rafah
“Siamo appena stati al
valico di Rafah e abbiamo visto gli effetti concreti dell’assedio totale.
Abbiamo visto centinaia di camion con aiuti umanitari fermi da mesi, alcuni da
gennaio anche con cibo e acqua. Per miglia abbiamo visto camion con aiuti umanitari
in attesa di ricevere l’autorizzazione per entrare nella striscia di Gaza e
abbiamo visto capannoni gestiti dalla Mezzaluna Rossa in cui si trovano i beni
respinti da Israele. Parliamo di incubatrici, generatori di correnti, parliamo
di bagni sedie per i disabili anche i cornetti al cioccolato, etichettati come
beni di lusso e respinti da Israele. Tra i beni respinti dalle autorità ci sono
medicine come chemioterapici, insulina per bambini ritenuta pericolosa da
Israele, e anche anestetici in un contesto in cui ai bambini sono amputati arti
senza anestesia. La Mezzaluna Rossa ci ha detto che se si respinge una sola
scatola con aiuti umanitari l’intero carico presente sul camion viene respinto.
Questa privazione di beni essenziali avviene mentre i residenti di Gaza stanno
morendo. Non solo a causa dei bombardamenti, ma anche per la fame. E la
diffusione di malattie. Il giorno prima che arrivassimo a Rafah era stato
consentito da Israele soltanto l’accesso nella striscia di Gaza mentre la
popolazione civile avrebbe voluto che entrassero tra i settecento e i novecento
camion al giorno e la decisione di Israele di impedire e ritardare e respingere
i beni essenziali è una violazione dell’ordinanza della corte internazionale di
giustizia che ha imposto a Israele di consentire l’accesso ai beni umanitari
nella striscia di Gaza e può configurare anche un crimine di guerra. Il crimine
di guerra di affamare intenzionalmente come metodo di guerra i civili. Al
momento l’unica soluzione per consentire l’accesso a tutti questi è il cessate
il fuoco permanente della striscia di Gaza”.
Commenti
Posta un commento