Intervento di No Camp Darby al dibattito contro la guerra alla festa de La Rinascita di Massarosa

 Cari\e , 

per nessuna ragione al mondo avremmo rinunciato a inviarvi alcune considerazioni che ci auguriamo possano arricchire la discussione. Partiremmo da due considerazioni elementari riguardanti il territorio toscano ossia la base dei carabinieri del Tuscania e Camp Darby.



 Nei mesi scorsi abbiano dato vita ad un coordinamento No Nato perchè riteniamo indispensabile la denuncia del ruolo della Alleanza Atlantica anche se settori di movimento pacifisti e contro la militarizzazione hanno ben pensato di sottrarsi alla settimana di mobilitazione. 

Nel Marzo 1999 partiva l’operazione “Allied Force” (senza mandato ONU) contro la Serbia, un’aggressione illegale anche rispetto al cosiddetto diritto internazionale interpretato e calpestato a seconda degli interessi materiali Usa, allora la NATO dichiarò che “i raid si erano resi necessari per fermare i massacri in Kosovo”. 

Belgrado fu bombardata con massicci raid aerei per quasi 80 giorni, con il sostegno del Governo di centro sinistra italiano e provando migliaia di morti tra i civili oltre alla distruzione di tutte le infrastrutture più importanti del paese, la devastazione ambientale provocata dall'uranio impoverito di cui l'opinione pubblica non è mai venuta a conoscenza. 

Da allora il ruolo offensivo della Nato è risultato evidente anche agli occhi dei più scettici, anche di chi pensava fosse sufficiente il ripudio costituzionale della Guerra per fermare l'escalation militare e il progressivo disimpegno della produzione in ambito civile. Prova ne sia che aziende come Leonardo in 25 anni sono passati dal 25% della produzione a fini militari a quasi l'80 per cento. 

Le imprese di armi hanno potenti fondazioni a capo delle quali troviamo esponenti del centro sinistra. La questione della guerra è anche una questione di classe, chi soffia sul fuoco dei conflitti risponde agli interessi militare del capitale economico e finanziario che nel corso degli anni ha deciso cospicui investimenti nelle tecnologie dual use, nella tecnologia a uso militare per produrre armi di distruzione di massa sempre più efficaci. 

Prova ne sia il ricorso alla intelligenza artificiale per guidare gli attacchi Israeliani a Gaza dove è in atto un autentico genocidio ai danni del popolo palestinese. 

La questione della Nato non può essere declinata in termini solo culturali o ideologici, prova ne sia che tutta la ideologia militarista oggi imperante nelle scuole risponde a un disegno strategico atto a guadagnare consensi nelle nuove generazioni. 

Il linguaggio militarista è ormai sovrano anche in ambito politico prova ne siano le dichiarazioni del Ministro Valditara che pensa agli studenti delle scuole tecniche come masse da addestrare. Noi crediamo che questi elementi di riflessione siano utili anche a comprendere la ragione per la quale da anni, con il consenso attivo delle amministrazioni locali, è in atto il potenziamento della base militare Usa di Camp Darby per collegarla via ferrovia e via acqua e consentire un rapido e massiccio trasferimento di armi e di logistica militare. 

Rispetto a Camp Darby è in atto una sorta di congiura del silenzio mentre invece desta giusta apprensione e attenzione la costruzione della nuova base del Tuscania nel territorio pisano e livornese. Chiediamoci il perchè di questa situazione, allora una risposta possibile è proprio nella sottovalutazione del ruolo della Nato, della Bussola europea e l'idea che nel contrasto a nuove basi militari italiane si possano riprodurre schemi e modelli adottati in altri ambiti come in Val di Susa dove pezzi degli enti locali tuttavia, al contrario di quanto accade per Camp Darby, sono da sempre contrari alla devastazione del territorio con l'alta velocità. 

Non ci interessano le polemiche ma solo le riflessioni per superare i nostri limiti,  tuttavia è innegabile che la contrarietà di alcuni pezzi del centro sinistra alla base del Tuscania possa farci illudere che esista una opposizione alla guerra e ai processi di militarizzazione. 

Ma le ultime dichiarazioni del Pd cancellano sul nascere ogni dubbio e illusione su una eventuale opposizione alla base del Tuscania, il Pd non è contrario alla base ma vuole solo collocarla nelle caserme dismesse e non nel Parco in nome di una non meglio definita identità ecologica. 

La esperienza dei movimenti sardi insegna che dove da anni la militarizzazione impera arrivano puntualmente catastrofi ambientali con siti inquinati per secoli , aumento dei tumori tra militari e civili nei pressi del poligono di tiro, una servitù militare che impedisce alla cittadinanza di usufruire di spazi vitali. 

Noi pensiamo dirimente unire la contrarietà alla Nato, al potenziamento di Camp Darby, ormai in fase di ultimazione, con la opposizione alla base del Tuscania che per noi non va costruita nel Parco nè altrove.

 Vogliamo chiudere con poche e frettolose considerazioni su due questioni dirimenti: la militarizzazione delle scuole e delle università, la ricerca finanziata a fini militari e per le tecnologie dual use e una cultura di assuefazione alla guerra che risponde agli interessi materiali del capitale economico e finanziario. 

Ma al contempo crediamo che meritino la nostra attenzione le opere di compensazione: in cambio del silenzio assenso ai processi di militarizzazione arriveranno fondi per recuperare edifici storici abbandonati da decenni o per rifare le strade ove sono dissestate ad uso e consumo della base militare. 

Su queste opere di compensazione tanto il centro destra quanto il centro sinistra puntano innumerevoli carte per conquistare il sostegno della opinione pubblica ai loro disegni di guerra. Eppure basterebbe ricordare che facendo pagare le tasse in maniera proporzionale ai redditi percepiti avremmo i soldi per riaprire gli ospedali pubblici, costruire laboratori nelle scuole in alternativa alla cosiddetta alternanza scuola e lavoro. 

Il nostro intervento si chiude con l'invito ad allargare il ragionamento perchè i processi di militarizzazione non andranno solo contrastati sul piano culturale ma legando la nostra azione  ad interessi materiali antitetici a quelli del capitale che soffia sul vento della guerra creando al contempo una società basata sui processi repressivi e sulla disuguaglianza sociale ed economica.

 E prova ne sia la discussione alla camera sugli emendamenti al Pacchetto sicurezza prevedendo anni di carcere per chi si accingerà ad occupare i terreni dove nascerà il ponte sullo stretto e la stessa base del Tuscania.

Un saluto ringraziandovi della attenzione

Comitato No Camp darby

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