Progressioni a rischio nella Pubblica amministrazione?

Per troppi anni le progressioni orizzontali sono state bloccate e dopo la loro ripresa avvengono con il contagocce escludendo in numerosi Enti tanti, troppi, lavoratori e lavoratrici.

Le progressioni sono uno strumento importante per scongiurare che parti del fondo della produttività siano destinate solo a una parte del personale e con misure discrezionali derivanti dalle pagelline e dalle decisioni della performance.

Le progressioni ingessano il fondo ma questi soldi sono messi al sicuro e ogni mese in busta paga ritroviamo lo scatto della progressione orizzontale.

L'obiettivo del Governo, dell'Anci e della Corte dei Conti è quello di impedire ogni forma di automatico aumento salariale, non solo hanno nel tempo eliminato ogni scatto di carriera e anzianità, ora si mira direttamente a dividere i lavoratori  e  le lavoratrici mettendoli in competizione per un numero sempre piu' esiguo di progressioni. 

Il Dl 162/2019 - Milleproroghe - prevede  poi che per il triennio 2020/2021 possano essere destinati alle progressioni verticali non più del 30% dei posti previsti come nuove assunzioni per ciascuna categoria.

Non solo si vuole centellinare le progressioni orizzontali ma si mira a ridurre gli spazi per quelle verticali. 

E la base di calcolo per le progressioni verticali è legata alle "assunzioni programmate, categoria per categoria nel triennio 2020-2022" come previsto dal Piano triennale dei fabbisogni di personale previsto da ogni singolo Ente 
Ma questi piani non sono redatti con il consenso sindacale ma solo calati dall'alto, ergo anche le progressioni verticali, come quelle orizzontali, saranno concesse in base alla sola volontà delle Amministrazioni.

Una ulteriore beffa ai danni della forza lavoro negli enti pubblici


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