Smart working: arriva la nuova fase

I lavoratori e le lavoratrici in smart working non percepiranno i buoni ristorante nonostante i datori di lavoro abbiano loro imposto di essere presenti negli stessi orari delle prestazioni effettuate in presenza, un nonsense se pensiamo al lavoro agile concepito come progetto.

 E teniamo conto che l’emergenza sanitaria è tutt'altro che finita come dimostrano nuovi contagi, nello stesso tempo le pubbliche amministrazioni non hanno saputo\ voluto ripensare la riorganizzazione degli uffici e dei servizi e a rimetterci sono solo i cittadini e la forza lavoro della Pa vittima della ennesima campagna denigratoria. 

In queste settimane numerose amministrazioni impongono al personale in smart fino a 4 rientri settimanali in presenza nella incapacità di gestire personale e servizi.

Questa è la situazione senza timore di smentita.

Ad oggi metà del personale impiegato in smart , nel pubblico e nel privato, è tornato al lavoro in presenza, molti sono in modalità agile mascherata perchè gran parte delle prestazioni avvengono con le modalità tradizionali. Quello che piace alle aziende è la flessibilità a disposizione delle aziende visto e considerato che i contratti nazionali non hanno contemplato una disciplina del lavoro agile anche dopo l'approvazione della legge che ne sanciva la nascita.

Il 1 Agosto è vicino e con questa data si dovrebbe tornare alla cosiddetta normalità, non ci saranno piu' normative eccezionali ma solo quanto prevede la legge che disciplina lo smart, la n 81/2017. E attenzione che l'assenza di regole contrattuali potrebbe essere un boomerang per lavoratori e lavoratrici con aziende libere di imporre o non concedere il lavoro agile con quel margine discrezionale dei datori che da sempre rappresenta una sconfitta per il sindacato e la forza lavoro con orari, gestione del lavoro da remoto e in presenza sul quale non intendono aprire alcuna contrattazione per non parlare poi degli strumenti informatici privati al posto di quelli pubblici , l'astratto diritto alla disconnessione, i tempi di lavoro dilatati senza alcun controllo come le mansioni esigibili a prescindere dai livelli di inquadramento.

Altro rischio che corriamo è quello di disciplinare lo smart con accordi di secondo livello bypassando il contratto nazionale per dare ancora piu' potere discrezionale ai datori di lavoro. Qualcuno obietta che l'accordo individuale è comunque necessario ma sappiamo tutti\e che esistono vari strumenti di pressione a fronte di un potere contrattuale ridotto ai minimi termini. E poi con lo smart viene ulteriormente indebolito il diritto alla formazione all'aggiornamento facendo ricadere ogni onere  sui singoli dipendenti .

 E, infine, il lavoro a progetto resta una sorta di cottimo 4.0, con una gestione della modalità agile sulla base di orari e di rendicontazioni giornaliere che con lo smart avrebbero poco a che vedere.  I sistemi di controllo, i codici etici e comportamentali da rispettare saranno ancora piu' stringenti. 

E se aggiungiamo le decurtazioni economiche, i costi di connessione e di acquisto e manutenzione degli strumenti di lavoro a carico dei lavoratori , siamo certi che lo smart non si tradurrà nell'ennesima debacle sindacale e sconfitta della forza lavoro?

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