Recovery fund e le condizionalità che porteranno alla ennesima macelleria sociale

Mentre tutti celebrano in pompa magna Giuseppe Conte, a partire dall’autunno si prospetta un piano nazionale di riforme, all’ insegna della macelleria sociale.

Perché?

Perchè come avvenne nel 2011-2012, il costo sociale del salvataggio dell’ Euro, gravò sui lavoratori e sui ceti medio bassi in generale, così accadrà nel prossimo futuro, a causa delle condizionalità legate al Recovery Fund.

Lo stesso Premier ha definito l’ accordo “ l’unico percorso possibile per preservare l’identità del mercato unico e la stabilità dell’unione monetaria” , ma come sempre il diavolo si nasconde nei dettagli.

Infatti scandagliando il documento conclusivo partorito dall’ euco, al paragrafo A19, si legge testualmente “I piani per la ripresa e la resilienza sono valutati dalla Commissione entro due mesi dalla presentazione. Nella valutazione il punteggio più alto deve essere ottenuto per quanto riguarda i criteri della coerenza con le raccomandazioni specifiche per paese...”in sostanza, lo stato membro deve redigere un piano dettagliato di riforme, che miri a superare il vaglio della commissione, e per farlo deve ottenere un punteggio alto, che a sua volta, per essere alto, deve essere coerente con le raccomandazioni specifiche che la commissione UE periodicamente invia al paese membro.

Lo stesso Federico Fubini, colui che tacque per convenienza politica i 700 bambini greci morti di austerity, ha scritto sul corriere della sera del 21 luglio “In questo maxi-prestito c’è un effetto paradossale e forse sornionamente voluto da qualcuno a Bruxelles: quei 38 miliardi di prestiti in più all’Italia dal Recovery Fund sono quasi uguali all’ammontare offerto in prestito dal Meccanismo europeo di stabilità (MES), che il governo sembra non volere. Le condizioni finanziarie sono simili, ma quelle politiche diverse….. il Recovery Fund, che il governo non può rifiutare, ne prevede invece di molto precise. E vigilate da vicino».

Per capire le raccomandazioni dell’UE, è opportuno leggere il rapporto redatto da europarlamentare della Linke Martin Schirdewan, da cui emergono elementi a dir poco raccapriccianti.

Infatti, nel documento emergono le 105 raccomandazioni per aumentare l’età pensionabile, le 63 per tagliare e privatizzare spesa e servizi sanitari, le 50 raccomandazioni per incentivare la deflazione salariale oppure le 38 raccomandazioni volte a ridurre la sicurezza sul lavoro, le tutele occupazionali contro il licenziamento e i diritti di contrattazione collettiva di lavoratori e sindacati.

Oggi tutti esultano, ma ho come l’ impressione, che nessuno abbia mai letto una raccomandazione UE, ne l’ accordo conclusivo stesso.

Ci sarebbe da scrivere ancora sia sui rebates, che sul sistema di veti, nonché sull’ artifizio contabile legato al deflatore al 2%, ma era fondamentale soffermarci sul cosa ci chiede l’ Europa.

 

Link accordo Recovery Fund https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-10-2020-INIT/it/pdf

link studio sulle raccomandazioni https://emmaclancy.files.wordpress.com/2020/02/discipline-and-punish-eu-stability-and-growth-pact.pdf


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