Dal No Muos in Sicilia
abbiamo chiesto ai comitati siciliani No Muos un approfondimento sulla militarizzazione dei loro territori....
La Sicilia subisce sin dal dopoguerra una presenza militare statunitense capillare e strategicamente importante. Mussolini definì l’isola una portaerei naturale al centro del Mediterraneo; questo ruolo è stato confermato e accentuato dagli USA e dalla NATO, che ne hanno fatto un avamposto super militarizzato nel cuore del Fianco Sud dell’organizzazione del Patto Atlantico, quando c’era da contrapporsi al Patto di Varsavia e nello stesso tempo controllare ciò che accadeva in Medio Oriente e nella sponda africana del Mediterraneo, aree, oltre che di conflitti senza fine (fra tutti quello israelo-palestinese), anche ricche di petrolio e di risorse energetiche.
La strategia di militarizzazione del territorio ruota attorno alla base USA-NATO di Sigonella, situata nei pressi di Catania; si tratta di una base aero-navale il cui porto è ad Augusta, a poche decine di chilometri di distanza; qui la NATO ha un suo pontile e sussistono anche poligoni di tiro mare-terra e depositi di munizioni e armamenti, in parte segreti.
Sigonella, con i suoi 7000 “abitanti”, di cui circa 3000 americani, è il cuore delle attuali politiche guerrafondaie degli Stati Uniti; una cittadella militare super armata, dotata di ordigni di ogni tipo, vera capitale della Sicilia.
Nel 1981 venne decisa la costruzione della base missilistica a Comiso per 112 missili cruise da opporre agli SS 20 sovietici stanziati nell’area balcanica. Fu un processo di escalation militare molto ardito, affiancato dalla costruzione e dal potenziamento di innumerevoli strutture piccole e grandi di supporto all’importante base missilistica. Nel 1991, in tale contesto, venne costruita la base NRTF n.8 (Naval Radio Transmitter Facility) all’interno della Sughereta di Niscemi, un’importante bosco, sito di interesse comunitario; la struttura, di esclusiva pertinenza dei Marines USA, consisteva e consiste in 46 antenne di svariate potenze e funzioni, tramite la quali, da Sigonella, si inviano comunicazioni alle basi, alle navi e ai sommergibili, e a tutti i presìdi militari in una vasta area che va dall’Atlantico all’Oceano Indiano. L’impatto delle emissioni elettromagnetiche di questa struttura è stato sempre tenuto nascosto o ridimensionato da dichiarazioni ufficiali.
Nel 2006 gli Stati Uniti sono pronti a impiantare in quattro aree del Pianeta il MUOS (Mobile User Objective System); le quattro aree prescelte si trovano in Australia, Awaji, Virginia e Sicilia, dove il sito prescelto è quello di Sigonella.
Il MUOS è un sistema di comunicazioni satellitari basato su quattro basi terrestri e cinque satelliti, tramite il quale gli USA hanno una copertura totale del globo terrestre e sono in grado di intervenire in qualsiasi momento, con una rapidità che nessun altro avversario possiede. Dal MUOS partono comunicazioni a tutte le basi, al naviglio, agli eserciti e anche ai singoli militari muniti di un palmare; vengon guidati i droni, sia quelli spia che i cacciabombardieri, per colpire in qualsiasi angolo del Mondo. Tutto questo direttamente dal Pentagono. Il MUOS è quindi un’arma fondamentale per la gestione delle guerre del XXI secolo.
Nella fase di studio propedeutica all’installazione del MUOS a Sigonella, emerge una criticità insormontabile: la forte emissione elettromagnetica può provocare l’innesco degli ordigni di cui sono dotati i velivoli di stanza nella base. Occorre cercare un altro sito, che verrà trovato a Niscemi, presso la base NRTF n.8, ubicata a soli 3 km dal centro abitato.
La notizia fa scattare l’allarme nella popolazione, che “scopre” anche la base NRTF e la sua pericolosità oggettiva. C’è molta paura per l’impatto delle onde elettromagnetiche, e questo è il motore della prima fase di proteste, che comunque allargano il tema a quello delle guerre e della militarizzazione.
Per quanto il MUOS non possa essere considerato un problema territoriale (come purtroppo è accaduto in questi anni) ma una questione di militarismo internazionale e di passaggio ad una nuova fase delle guerre (non a caso Sigonella diventerà nel frattempo capitale mondiale dei droni), esso ha un impatto sul territorio sia riguardo la salute degli abitanti, sia riguardo l’ambiente (Sughereta sfregiata), sia riguardo lo schiaffo inferto alle popolazioni di un’area degradata economicamente, sottoposta a pressioni mafiose, priva di infrastrutture basilari (ferrovie chiuse dal 2011; acqua potabile nelle case anche ogni 10/15 giorni, strade-gruviera, ospedale in chiusura, ecc.), afflitta da disoccupazione ed emigrazione. Uno schiaffo perché in un territorio che abbisogna di investimenti per restituirgli dignità e possibilità occupazionali, si investono centinaia di milioni di dollari in strumenti di morte.
Il movimento sorto a partire dal 2008, pur avendo sollevato queste questioni, era troppo eterogeneo per poter spingere la lotta su un terreno chiaro; al suo interno, oltre a componenti istituzionali (sindaci, consigli comunali di tutto il Sud Est dell’isola), vi erano componenti destrorse e qualunquiste, per le quali il tema centrale era la salute, e uno spostamento del MUOS altrove avrebbe rappresentato una soluzione accettabile. Le contraddizioni sono arrivate al pettine nel 2012, quando le due anime si separano e nasce il Coordinamento regionale dei Comitati NO MUOS, che da allora ha condotto una lotta senza quartiere contro la base USA, non disdegnando le azioni legali. Occupazioni delle antenne militari, blocchi stradali, invasione della base in più occasioni, barricate, cortei, scioperi generali, occupazione di municipi, tagli delle reti, sabotaggi, conferenze e comizi hanno caratterizzato il decennio appena trascorso. Con una repressione fortissima, decine e decine di processi, arresti, fogli di via, denunce, multe, minacce (anche mafiose).
Dalla Sicilia tutti i giorni si fa la guerra; le strutture militari USA e NATO sono presenti in moltissimi teatri bellici, in particola modo in Africa, Medio Oriente, Asia. Nell’attuale conflitto in Ucraina dalla base di Sigonella partono i droni spia tramite i quali viene fornita intelligence all’esercito ucraino. A Sigonella si stanno ampliando le piste per consentire l’atterraggio e il decollo delle più grandi cisterne volanti americane, al fine di rifornire in volo i droni e gli altri cacciabombardieri USA; in queste settimane si va installando il nuovo sistema AGS che consente un potenziamento mai visto delle capacità di comunicazioni militari, il quale entra a gamba tesa nella guerra in Ucraina, come strumento di cobelligenzanza USA, NATO ed italiano attraverso i droni Global Awk Block 40.
Nel conflitto in Ucraina noi ci siamo schierati contro la Russia e contro la NATO, perché siamo contro tutte le guerra; il nostro contributo al perseguimento di questi obiettivi è lottare qui contro le politiche di militarizzazione, per la chiusura e/o riconversione delle fabbriche di armamenti, contro le missioni militari (a guida ENI), contro le interferenze militariste nella società (vedi alternanza scuola-lavoro nelle caserme), contro le spese militari, che sottraggono risorse alla società, provocano l’impoverimento della popolazione, affondano ogni giusta pretesa di migliorare la sanità, l’istruzione, le infrastrutture, le condizioni del Mezzogiorno.
La guerra è da tempo centrale nelle strategie del capitale; non si possono mettere in campo risposte dettate da campagne mediatiche e da momenti emotivamente coinvolgenti per poi tornare ad occuparsi d’altro. Il Movimento NO MUOS sostiene da sempre che la questione militare, così come è a fondamento delle politiche capitalistiche e imperialistiche, deve essere messa a centro delle agente dei movimenti di lotta, dei sindacati di base, di tutti gli organismi che, pur nella loro diversità, intendono mutare lo stato presente delle cose.
Oltre a questo, il Movimento NO MUOS ritiene importante un coordinamento operativo e reale trattate le situazioni che si oppongono alla militarizzazione dei territori e alle politiche guerrafondaie.
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