Ultimo assalto alla natura: gli ecosistemi quotati in Borsa

 Ultimo assalto alla natura: gli ecosistemi quotati in Borsa

Marco Bersani

Si chiama NAC (Natural Asset Company). Con essa la Borsa di New York ha svelato il piano più radicale e potenzialmente più distruttivo per finanziarizzare tutta la natura e la vita nella stessa. Che la relazione fra il capitalismo e la natura sia basata sulla mercificazione di quest’ultima per estrarre profitti non è sicuramente una novità, ma questa volta siamo ad un ulteriore drammatico salto di qualità. La creazione di questa nuova classe di attivi finanziari metterà infatti in vendita non solo le risorse naturali, ma gli stessi processi alla base della vita.

Funzionerà infatti così: una NAC individua un bene naturale (ad esempio, una foresta pluviale o un lago), ne stima il valore e decide chi ne detiene i diritti di sfruttamento, gestione, conservazione. Tramite un’offerta pubblica iniziale, la NAC viene quotata in Borsa. A quel punto investitori privati e istituzionali, fondi sovrani o speculativi diventano proprietari sia delle risorse sia dei relativi processi naturali. La quotazione in Borsa della NAC ne determinerà il valore. Gli azionisti della NAC diventeranno dunque proprietari non solo del bene naturale ma anche dei servizi che questi ecosistemi producono a beneficio della vita e delle persone: dalla produzione alimentare all’acqua pulita, dalla biodiversità al sequestro del carbonio legato alla crescita delle piante e via discorrendo.

Nella narrazione proposta dai promotori, tutto questo dovrebbe servire a far diventare economicamente conveniente la conservazione della natura; nella realtà concreta, si tratta della definitiva privatizzazione dei beni comuni che, da beni accessibili a tutti, diventeranno asset finanziari per i profitti di pochi, mentre sarà il mercato a decidere cosa nella natura ha valore e cosa non ne ha.

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