Basta investire in armi mentre servono ospedali.

 

Basta investire in armi mentre servono ospedali. Dobbiamo rilanciare l’appello firmato da Alex Zanotelli, Moni Ovadia, Vittorio Agnoletto. Andando in direzione opposta a Trump e Rutte 

di Laura Tussi 

su FARO DI ROMA




Cinque anni fa, l’appello NO ARSENALI SI OSPEDALI con primi firmatari Alex Zanotelli, Moni Ovadia, Vittorio Agnoletto, ha raccolto oltre 1000 firme e raggiunto migliaia di visualizzazioni e condivisioni sui social.

Dobbiamo andare nella direzione diametralmente opposta a quella che Donald Trump e Mark Rutte hanno imposto all’Europa pretendendo che i singoli paesi UE aderenti alla NATO si impegnino a raddoppiare le spese militari. Uno scandalo perché si produrrebbero più strumenti per uccidere (le armi ad altro non servono) e si taglierebbero le spese sociali, comprese quelle per la scuola e la sanità condanna dove morte chi subirà il fuoco degli ordigni e a una vita di privazioni quelli che resteranno per loro fortuna fuori dalla guerra (se non sarà mondiale o nucleare, il che è purtroppo probabile).

Riteniamo che, dopo tre anni di conflitto in Ucraina e due di genocidio a Gaza, due massacri alimentati entrambi dalle armi e munizioni prodotte in Italia, si debba riproporre l’idea di una coalizione che possa incidere sulla legge di bilancio. Ovvero recuperare e rilanciare lo slogan NO arsenali SI ospedali: l’iniziativa che vuole incidere sulla legge di bilancio.

Questa è una coalizione che vuole incidere sulla legge di bilancio e chiede che le spese militari (quelle legate alla difesa offensiva e nuclearizzata che ammontano a 6 miliardi!) siano dirottate verso un nuovo Green new deal, sventando
l’acquisto dei cacciabombardieri F35 che sono autentici sistemi pensati per la guerra nucleare.

Il Green new deal in Italia e in Europa deve includere la ratifica del trattato Onu TPAN per l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari. Con questo appello noi ecopacifisti dobbiamo influire sulla legge finanziaria, sui movimenti no tav, no trip, non muos, no ilva eccetera per risolvere il problema delle spese militari, facendo pressione politica, con l’opinione pubblica che riusciamo a sensibilizzare, sui partiti e sul governo.

Viviamo un periodo di crisi e trasformazioni ed è possibile che un Paese della Nato possa addirittura, nonostante il suo veto, esporsi alla ratifica del trattato Onu TPAN, che a tre anni dalla sua adozione, il 7 luglio 2017, ha ottenuto molte delle 50 ratifiche occorrenti per entrare in vigore.

Questa, della attuale fragilità della NATO, è una opinione che condividiamo con Luigi Mosca, lo scienziato antinucleare italiano emigrato in Francia.
Ovviamente condividiamo gran parte dei suoi ragionamenti, ma non integralmente.
Luigi Mosca ci ricorda che il capo di Stato francese Macron sostiene che la Nato sia ormai in stato di morte cerebrale: le divaricazioni tra USA ed Europa si approfondiscono a tutti i livelli, ad esempio sull’energia di fonte russa o soprattutto sulle guerre commerciali con la Cina (che includono il blocco del 5G di Huawei).

La ratifica del TPAN sarebbe in teoria già possibile nell’attuale parlamento italiano (se PD e M5S votassero allo stesso modo che nel Parlamento europeo); ma la situazione non si sblocca perché altre sono le priorità e i vincoli internazionali che si impongono. Trump non rispetta gli impegni e i trattati internazionali e con l’Italia
pretende l’acquisto degli F35 in cambio dell’appoggio alla Libia finita sotto la protezione della Turchia).

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