L'INTESA SUI DAZI TRA USA E UE
L'INTESA SUI DAZI TRA USA E UE
di Rodrigo Rivas
Per l'operatività dell'accordo sui dazi tra l'UE e gli USA siamo in zona Cesarini: gli USA adotteranno il primo agosto i decreti esecutivi per introdurre il dazio del 15% e, subito dopo, l'UE sospenderà le sue contromisure, evitandone l'attivazione il 7 agosto.
L'accordo triplica la media dei dazi pre-Trump (4,8%) e si accolla consistenti investimenti che l'UE dovrà realizzare negli Stati Uniti.
I punti principali sono:
Tasso di riferimento
Il cuore dell'intesa è l'aliquota doganale del 15%. Nel contesto delle regole il WTO include la clausola della "nazione più favorita" (Mfn), a teorica garanzia di parità di trattamento e non discriminazione.
Acciaio e alluminio
I dazi USA sui metalli industriali rimangono al 50%.
Nel 2018, Paperino-Trump aveva già applicato tariffe del 25 e 10% sui due comparti.
L'UE aveva risposto con contromisure per 2,8 miliardi di euro, per colpire alcuni "prodotti simbolici": bourbon, Levi's, Harley-Davidson.
Auto
Per l'automobile è andata meglio grazie alle pressioni tedesche.
Per tutto il settore, inclusa la filiera della componentistica, ci sarà un allentamento dell'attuale dazio, dal 27,5% fino a raggiungere, progressivamente, il 15%.
Resta una tariffa robusta, ma non mortale.
Agroalimentare
L'aliquota flat si estende a tutta la filiera agricola assorbendo i dazi preesistenti.
In alcuni casi - i prodotti lattiero-caseari e l'olio extravergine d'oliva tricolore - l'impatto è nullo.
Altri, il vino ad esempio, subiranno incrementi rispetto all'attuale 2,5% salvo eventuali esenzioni future.
Farmaci e chip
Il comparto sanitario - farmaci, vaccini e dispositivi essenziali - e quello dei semiconduttori, si fermano per ora a quota 15%.
Soĺo per ora. Trump ha anticipato che vuole introdurre dazi progressivi nei due settori già da agosto.
Per i prodotti farmaceutici ha ipotizzato fino al 200%.
Esenzioni
Dazi zero per alcuni settori ad alta intensità tecnologica: aerei civili, robotica avanzata e macchinari industriali.
Per l'industria aerospaziale - storicamente segnata dal contenzioso tra il colosso franco-europeo Airbus e la statunitense Boeing - c'è un tacito accordo di non belligeranza.
Potrebbero essere risparmiati anche i liquori.
Contropartite UE
È necessaria una precisazione semantica: il termine contropartita è da intendere come se il derubato dovesse pagare il costo delle pallottole usate dal ladro per derubarlo.
Ciò detto, le principali contropartite sono:
- Riconoscimento di alcuni standard tecnici statunitensi nell'automotive.
- Spazi di flessibilità calibrati, che si estenderanno a tech, IA e criptovalute.
- Rafforzamento dell'impegno europeo ad acquistare armamenti statunitensi come già delineato nell'intesa sul 5% in ambito Nato.
- 600 miliardi di dollari di investimenti oltreoceano, da realizzare nei prossimi 3 anni.
- Acquisto di 750 miliardi di prodotti energetici, GPL in testa, nei prossimi tre anni.
Superato lo stupore del primo momento per le dimensioni della stangata (ad esempio, non era prevista la "cooperazione diretta" verso la povera economia statunitense), apparentemente solo il governo italiano continua a dichiararsene entusiasta.
Per "il trio dell'Ave sombria", gli onorevoli Meloni, Tajani e Salvini, "e il migliore accordo possibile... Garantisce la stabilità".
Per altri, ad esempio per il loro sodale ungherese, Viktor Orban, "Trump non ha ha fatto un accordo con la von der Layen. Poiuttosto, se l'è mangiata a colazione".
Elly Schlein, segretaria del PD, il principale partito di opposizione, ha dichiarato:
"Quello raggiunto dall’UE con Trump non è un buon accordo come sostiene il governo Meloni.
Ha i tratti di una resa alle imposizioni americane, dovuta al fatto che il governo italiano insieme ad altri governi nazionalisti totalmente subalterni a Trump, hanno spinto per una linea morbida e accondiscendente che ha minato l’unità europea e indebolito la posizione negoziale dell’UE"...
"Giorgia Meloni farebbe bene a iniziare già da adesso a preoccuparsi di come porre rimedio agli effetti economici della sua subalternità ideologica"...
"L’Unione Europea ora capisca che se non rimette in campo investimenti comuni europei per un grande piano industriale, sociale e ambientale europeo rischiamo di essere travolti”.
Quindi, secondo il PD l'accordo è disastroso ma la colpa del disastro sarebbe tutta dei sovranisti.
Il salto logico è evidente e, poiché stando alle sue esternazioni la von der Leyen si è arresa a Trump, la domanda è d'obbligo: se abbiamo assistito ad una resa, perché non togliere la fiducia a Ursula von der Leyen e alla Commissione?
Si potrebbe pure chiedere:
Chi faceva parte della maggioranza che ha eletto Ursula von der Leyen?
Chi sostiene oggi la signora von der Leyen?
In una storiella spagnola, dopo aver lanciato i suoi due dadi San Pietro urla: "Tredici".
Serafico, San Paolo risponde: "Non provarci coi miracoli. Stiamo giocando soldi" (e mica devi costruire alcun ponte, aggiungo io).
Ovvero:
1 Socialisti & Democratici sono i più accesi sostenitori di fraulein Ursula e della sua Commissione.
2 Il Pd è il maggiore azionista tra i partiti Socialisti & Democratici.
3 ragionando logicamente, le opinioni della segretaria del PD dovrebbero portare il suo partito a chiedere che la von der Leyen e la Commissione siano mandati a casa.
Anzi: non dovrebbero chiederlo. Dovrebbero mandarli a casa.
4 Limitarsi a prendersela con i sovranisti e col governo Meloni è un eccesso di timidezza o, peggio, complicità non dichiarata derivata da una visione comune. È tanto adeguata quanto lo sarebbe se, per protestare contro l'abuso delle pulci ammaestrate nel circo, si accusasero solo il capo clown, "Piripicchio", e il suo assistente "Abbiocco".
5 Trump si è permesso persino di umiliare platealmente la von der Leyen nel suo castello scozzese affermando che la sua "politica green" rovina il paesaggio europeo e fa solo il gioco della Cina.
N.b. Il clown col naso rosso ne ha fatto subito un marchio distintivo.
Di tatticismi si muore.
Oppure, non sono tatticismi bensì accordi taciti?
Tutti i commenti favorevoli all'accordo insistono su un punto: garantisce stabilità, cioè immobilità.
Si potrebbe dire, e non è una battuta, che nulla è più stabile di un cimitero dove, al massimo si sposta qualche foglia.
I 50 anni di "glorioso neoliberismo", iniziati con l'occupazione militare dell'America Latina e riportato a casa dalla signora Thatcher e da Ronald Reagan 40 anni fa (dopo averlo sperimentato tra i polli), hanno reso impossibile per l'Europa fare a meno degli Stati Uniti senza modificare un modello che ha reso i ricchi europei più ricchi e ha impoverito buona parte della popolazione europea.
In questo senso, von der Leyen e l'attuale classe dirigente europea, ivi incluse la destra ex sovranista e buona parte della vecchia socialdemocrazia che sopravvive in perenne stato comatoso, non possono rapportarsi a nulla che abbia lontane apparenze di una "guerra economica" con gli Stati Uniti.
Quando il capitalismo USA è in fase terminale, ma l'agonia può essere lunga, la sua dipendenza strutturale costringe l'Europa neoliberale, e cioè reale, a mettersi al capezzale del malatto e a tirargli su amorevolmente le coperte.
Ovvero, terrorizzata da un possibile crollo statunitense che destabilizzerebbe l'intero sistema, la signora von der Leyen ha fatto ciò che doveva fare ed è del tutto giusto non sfiduciarla.
Ha interpretato in maniera perfettamente ortodossa, quindi fino al suicidio, il dettato del capitalismo liberale.
Certo, non lo si può dire chiaramente.
Altrettanto certamente, persino per immaginarsi di andare oltre il neoliberismo, bisognerebbe superare la cespugliosa tendenza alla estrema "verborrea" inconcludente.
C'è tanta fame di risposte che, al Nuovo partito socialista britannico di Jeremy Corbin si sono iscritti 500.000 inglesi in 48 ore.
Certo: sicuramente Corbyn è credibile.
Per la TV italiana Corbyn è uno sconosciuto.
Come Gaetano Bresci.
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