"È la crisi, stupído"

 "È la crisi, stupído"


di Rodrigo Rivas




La Germania ha respinto il bilancio UE da 2.000 miliardi di euro proposto dall'esecutivo von der Leyen.
Stefan Kornelius, portavoce del governo tedesco, ha dichiarato: "Un aumento complessivo del bilancio dell'UE non è accettabile in un momento in cui tutti gli Stati membri debbono compiere notevoli sforzi per consolidare i propri bilanci nazionali. Quindi, non possiamo accettare la proposta della Commissione". 

È, semplicemente, un licenziamento. Decreta la fine della Commissione e della maggioranza Ursula.
È la conseguenza logica di una follia politica che cerca di coniugare cinque obiettivi apparentemente inconciliabili: 
1) mantenere una parvenza di riconversione ecologica; 
2) procedere celermente al riarmo e alla riconversione in chiave guerrafondaia dell'Europa;
3) provocare la scomparsa del welfare e la  conseguente privatizzazione dei servizi pubblici, in primis scuola, servizi sociali e sanità;
4) diminuire le politiche di  sostegno all’economia reale, anzittutto all'agricoltura, favorendo di fatto ulteriore concentrazione della terra in mano ai grandi fondi d'investimento statunitensi (caso Ucraina) e/o ai vecchi latifondisti e signorotti locali (caso Inghilterra, Francia, Grecia ...);
5) trasferimenti e pizzi nella misura necessaria a far sorridere Paperino, ivi incluse intere filiere produttive. Detto alla maniera trasteverina, si deve  moltiplicare la "prospettiva bresaola" illustrata  dell'ineffabile ministro Lollobrigida. 

Conseguenze prevedibili dell'ukase tedesco:
1) Agonia del governo comunitario della Commissione. Potrebbe essere lunga perché smontare il fortino burocratico e guerrafondaio non è cosa facile, ma l’aria che tira, pur se i media non sembrano accorgersene, è quella: licenziamento di Ursula e dei suoi sodali. 
Ciò non equivale alla scomparsa della UE ma solo di quella esistente. 
Non è la fine del sogno europeo, come agognato da Paperino e dalla sua Banda Basotti,  e potrebbe persino  dare slancio ad altre prospettive di unificazione. Ad esempio, di un  ritorno alla vecchia CEE liberata dal corsetto ortopedico di Maastricht. 
2) Il senso del movimento in fase d'attuazione è la costituzione di governi dei ricchi, gestiti dai ricchi, che legiferano per i ricchi.
Questa aspirazione, principio fondante del neoliberismo, inseguita coerentemente da 50 anni, rappresenta l'attuale succedano della democrazia per le classi dominanti occidentali.
3) Prelude la moltiplicazione di tutte le forme di crisi. Quindi, tempi bui per ogni forma di governo alternativo: Colombia, Messico, Brasile, Sudafrica, Guatemala, persino Spagna ... 
4) Le analisi centrate esclusivamente su dinamiche interne dei rispettivi attori politici (cileni, argentini, peruviani, venezuelani, congolesi, israeliani o siriani che siano), sono solo esercitazioni accademiche. 
Ad oggi,  l'internazionalismo proprietario è talmente determinante da definire persino i sentimenti. Lo dimostrano, ad esempio, il recente referendum italiano sull'accorciamento dei tempi per poter richiedere la cittadinanza e gli isterismi trumpiani, cileni o italiani contro i migranti.
5) Aumento della propaganda bellicista e delle falsità senza fondamento. 
Ad esempio, gli attacchi contro "Il maestro e Margherita", contro  Dostoiewskij e per condannare la musica di Ciaikovskij; i racconti sulle feroci guerre interne alle burocrazie cubana, cinese, russa o colombiana.

A volte, questi scontri interni possono avere qualche base, ma non è importante. Ciò che conta sono le 3 parole d'ordine enunciate da George Orwell in "1984": 
"La guerra è pace"
"La libertà è schiavitù" "L'ignoranza è forza".

Alcune traduzioni casarecce:
- Bisogna armarsi per difendersi dalla Russia (non a caso, "i comunisti" si sono già messi alla testa di Leonardo).
- con il nuovo decreto legge sicurezza, sono aumentati i carcerati, ergo la sicurezza (ma, se volete evitare ogni rischio e volete uscire di casa senza paura, installate subito un buon sistema di sicurezza).
- "Salvini for President" (e la Santanchè alle finanze). 

Le traduzioni locali della crisi sono molteplici.
Ad esempio a Milano, il sindaco è indagato nell'ambito delle inchieste sull'urbanistica per le quali i PM avrebbero chiesto sei arresti. 
Negli atti della magistratura sarebbe scritto (il condizionale è obbligatorio), che il patrocinio deliberato su proposta dell'assessore all'urbanistica e del sindaco allo studio dell'assessore al paesaggio sulle cosiddette Porte metropolitane", "è uno strumento artificioso per raggirare le regole e facilitare l'avvio di un piano di affari occulto, di pianificazione ed attuazione di agglomerati edilizi in ampie aree, intorno a nove nodi periferici, al confine tra la città e i comuni dell'hinterland".
L'urbanistica, strumento tecnico del vivere in comune, sarebbe quindi diventata uno strumento di potere sovrano in mano ai soliti ignoti.

Deciderà ovviamente la magistratura.
Per ora, esprimo un giudizio politico: l'attuale gestione milanese del potere non si è dimostrata particolarmente sensibile alle problematiche sociali, alla tutela dei diritti individuali e collettivi degli umili e dei deboli, alle dinamiche del lavoro e alle pratiche di sfruttamento di molti soggetti sociali.

"Potrebbe andare peggio", ad esempio si potrebbe adottare il "metodo ACI".
Inoltre, è difficile pensare che succeda solo a Milano.
E, comunque, ai cittadini non sembra interessare più di tanto.
Ad esempio, di recente i liguri hanno eletto una giunta regionale in perfetta continuità con quella precedente, pur se questa era stata  mandata a casa dalla magistratura per reati - provati - non tanto dissimili di quelli di cui sarebbero ora incolpati il sindaco Sala e la sua onorevole compagnia. 

La parola greca krisis non indica solo uno stato di necessità ma anche un'apertura, una possibilità, una scelta, un giudizio.
Con la parola kairos si lega ai tempi, "al momento adeguato", "al momento giusto".
Giusto e adeguato per cosa? Di certo,  non per lamentarsi sui tempi oscuri.

"È la crisi, stupído", direbbero Stanlio e Ollio, Laurel&Hardy in inglese.

"Il mondo è pieno di persone come Stanlio e Ollio. Basta guardarsi attorno: c'è sempre uno stupido al quale non accade mai niente, e un furbo che in realtà è il più stupido di tutti. Solo che non lo sa ("Oliver Hardy", Intervista con John McCabe, 1953).

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