Erosione del potere di acquisto
Eurostat e Ocse hanno spiegato, con relazioni, studi e statistiche, come il crollo del potere di acquisto dei salari non sia una invenzione sindacale ma una realtà, documentano ad esempio la povertà di tanti lavoratori e lavoratrici che scaturisce dai contratti da fame, dalla incapacità dei rinnovi contrattuali di restituire forza e dignità alle dinamiche salariali.
La erosione del potere di acquisto colpisce
maggiormente i paesi nei quali precarietà e part time sono più diffusi ma anche
quelli nei quali sono nati i distretti industriali dei paesi che hanno
delocalizzato alcune produzioni (Romania, Ungheria, Repubblica Ceca, Irlanda,
Estonia…), i paesi soggetti a misure draconiane per il debito pubblico (la
Grecia), i paesi soggetti a feroci speculazioni finanziarie (Lussemburgo), i
paesi infine dell’area Mediterranea che palesano ogni giorno la Europa a due
velocità con i paesi del Sud Europa in continuo affanno.
La differenza di
reddito ci parla anche di giovani meno pagati, impiegano troppi anni, specie in alcuni paesi, per raggiungere i livelli salariali degli anziani, sono decisamente svantaggiati e in particolare in Italia che nonostante molti
rinnovi di contratti nazionali vede i salari di oggi inferiori di quasi l’8%
rispetto a quelli del 2021. Pur crescendo i salari reali, in quasi 5 anni è
evidente la erosione del potere di acquisto causa inflazione, l’aumento del
costo dei prodotti energetici e una tendenza generale a staccare le dinamiche
contrattuali dal reale costo della vita. Per la prima volta in 40 anni i salari
tedeschi restano fermi, anzi sono in perdita pur lieve, i salari di Francia,
Germania e Usa se la passano peggio, se poi guardiamo ai dati futuri il
recupero effettivo del potere di acquisto diventa una vera chimera soprattutto
per le fasce di età under 40
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