Se ce lo dice l'Ocse...l'Italia è un paese malato che prende le medicine sbagliate
· La perdita del potere di acquisto è ormai un fatto acclarato e documentato da innumerevoli studi e pubblicazione.
da 40 anni i salari sono in calo e questa erosione è dovuta a tre fattori: inflazione, assenza di meccanismi che adeguino i salari al costo della vita, dinamiche contrattuali decisamente al ribasso, regole inique che decretano rinnovi dei contratti nazionali in costante perdita. I tempi di rinnovo dei CCNL sono poi troppo lunghi ma l’importo della indennità di vacanza contrattuale è un’autentica miseria.
· Aumenta l’aspettativa di vita e si posticipa l’età pensionistica in tutti i paesi Ocse ma alcune nazioni sono decisamente avanti e proiettate verso i 70 anni come fatidica soglia per l’assegno previdenziale. Diminuendo gli occupati anche la crescita del Pil sarà più contenuta, Poi ci sono paesi nei quali il calo demografico e degli occupati sarà particolarmente preoccupante e l’Italia è appunto tra questi. Sarà determinante accrescere la produttività che in Italia invece è stagnante perché collegata in molti settori non a processi innovativi e tecnologici ma alla riduzione del costo del lavoro. E la scarsa mobilità sociale da tempo rappresenta un campanello di allarme inascoltato
Se In Italia la occupazione cresce soprattutto in una fascia di età abbastanza prossima alla pensione (ma ormai anche questo non corrisponde al vero) ossia tra i 50 e i 60 anni vuol dire che si investe poco e male nei processi formativi e anche questo rappresenta un grosso limite
Non solo innalzeranno verso i 70 l’età della pensione ma renderanno sempre più difficile e penalizzante l’anticipo dell’uscita dal mondo del lavoro cercando di promuovere una sorta di mix tra reddito da lavoro e da pensione, un po’ come accade in molti paesi Ocse nei quali si continua a lavorare anche dopo la pensione
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