Il Premio Nobel per la pace 2017 per il disarmo nucleare universale
Il Premio Nobel per la pace 2017 per il disarmo nucleare universale. Otto anni fa una svolta per la pace e per il futuro dell’umanità cui dobbiamo guardare oggi che la guerra nucleare sembra pericolosamente avvicinarsi
di Laura Tussi
Il premio Nobel per la pace assegnato nel 2017 alla Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN) rappresenta ancora oggi un punto di riferimento per quanti lottano contro la minaccia atomica. A distanza di otto anni, l’eco di quel riconoscimento continua a produrre effetti concreti e simbolici nella battaglia per il disarmo nucleare. Il premio contribuì infatti a rilanciare su scala globale il tema della deterrenza, mettendo in discussione la narrazione secondo cui le armi nucleari sarebbero strumenti di stabilità e sicurezza. Al contrario, ICAN ha saputo mostrare con efficacia come la sola esistenza di tali armamenti costituisca un pericolo costante per l’umanità.
Grazie anche alla visibilità ottenuta con il Nobel, la campagna ha avuto un ruolo decisivo nella promozione e nell’entrata in vigore, nel gennaio 2021, del Trattato ONU sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW), approvato nel 2017 ma inizialmente ignorato dalle grandi potenze. Oggi, sebbene gli Stati dotati di arsenali nucleari continuino a rifiutarne l’adesione, il trattato è entrato nel diritto internazionale e ha già creato un nuovo standard giuridico e morale, spingendo decine di Paesi a impegnarsi a favore della denuclearizzazione.
L’impatto di ICAN si misura anche nella capacità di tenere vivo il dibattito pubblico e di coinvolgere nuove generazioni di attivisti, accademici, giuristi, religiosi e sopravvissuti alle esplosioni nucleari, gli hibakusha. Con il Nobel, ICAN ha potuto rafforzare la propria rete globale, costruire alleanze in contesti politici e culturali diversi, e contribuire alla stigmatizzazione morale delle armi nucleari, analogamente a quanto avvenuto in passato con le mine antiuomo e le armi chimiche.
In un mondo nuovamente attraversato da tensioni belliche e dalla corsa al riarmo, le istanze portate avanti da ICAN appaiono ancora più urgenti. La guerra in Ucraina ha riportato al centro della scena internazionale la minaccia nucleare, evocata più volte da Mosca, mentre l’aumento dei budget militari nei Paesi NATO e lo stallo dei negoziati sul disarmo mostrano un pericoloso arretramento della diplomazia. In questo contesto, ICAN rappresenta una voce isolata ma lucida, che chiede con fermezza una svolta etica e giuridica.
Il premio Nobel ha quindi svolto una funzione di legittimazione che ancora oggi consente alla Campagna di essere ascoltata in sedi internazionali, di esercitare pressione sulla società civile e di mantenere aperta la prospettiva – per molti ancora utopica – di un mondo libero da armi nucleari. Non si tratta solo di un sogno pacifista, ma di una necessità razionale, riconosciuta anche da scienziati, militari e diplomatici che vedono nelle testate nucleari una minaccia sistemica alla sopravvivenza collettiva.
Le ricadute del Nobel a ICAN, dunque, non si sono esaurite con la cerimonia di Oslo. Al contrario, esse si proiettano nel presente e nel futuro, alimentando un movimento globale che, pur tra mille ostacoli, continua a battersi con coerenza per un disarmo totale, reale e verificabile. Un movimento che ricorda al mondo che la pace non si costruisce sulla paura, ma sulla giustizia, sul diritto e sul coraggio di immaginare alternative.
ICAN, una campagna per rafforzare l’impegno antinucleare, oggi sottovalutato e tralasciato, che è impegno per un mondo fondato sulla forza dei diritti umani e dell’umanità
La proibizione giuridica delle armi nucleari, votata da una Conferenza ONU il 7 luglio 2017, è una conquista quasi a portata di mano da parte del movimento pacifista mondiale. Il suo valore sarebbe “storico” e farebbe fare dei passi avanti a tutta l’architettura del diritto internazionale (incluso il diritto alla libera circolazione delle persone sulla Terra che è casa di tutti): un percorso che possiamo far coincidere con la nonviolenza efficace.
L’assegnazione all’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons del Nobel per la Pace è un riconoscimento a coloro che, in tutto il mondo, si sono impegnati da lungo tempo, e in particolare dalla nascita dell’Iniziativa Umanitaria (Oslo 2013), per l’eliminazione delle armi nucleari, e chiama tutti noi a unificare i nostri sforzi, al di là delle legittime e anche importanti differenze tra le organizzazioni della società civile (che rimangono una ricchezza, non un limite).
Noi lanciamo la proposta concreta a tutti i disarmisti e gli antinuclearisti di condividere le speranze che la campagna ICAN ha aperto alla possibilità di liberare l’umanità dal rischio dell’olocausto nucleare: non è cosa da poco che si certifichi da parte del Comitato per il Nobel l’importanza del Trattato di proibizione delle armi nucleari (TPAN) adottato dalla Conferenza ONU di New York il 7 luglio 2017.
Beatrice Fihn, direttrice esecutiva di ICAN, che è andata a ritirare il premio a Oslo il 10 dicembre 2017, ha dichiarato: “Every single partner organisation owns this prize and we all need to use it to maximize the impact of our organisations work on the ban treaty”. “Ogni singola organizzazione partner possiede questo premio e tutti dobbiamo usarlo per massimizzare l’impatto del lavoro delle nostre organizzazioni sul trattato di divieto”, sostiene Beatrice Fihn.
Nel nostro Paese abbiamo l’urgenza di sollecitare un cambiamento di rotta da parte del governo: l’Italia dovrebbe ratificare al più presto il TPAN, in coerenza con l’art. 11 della nostra Costituzione, anche per dare impulso all’alternativa di un’economia di pace.
Per essere coerenti e credibili con quanto sopra richiesto, dovremmo anche liberarci con decisione autonoma, unilaterale, delle bombe atomiche USA ospitate nelle basi o fatte transitare (in “momenti eccezionali”?) nei porti “nuclearizzati”, in incostituzionale – e ormai del tutto anacronistica – ottemperanza della “condivisione nucleare NATO” da parte dell’Italia.
Tra le associazioni che promuovono la campagna quelle con cui collaboriamo più strettamente sono varie.
Il trattato ONU è stato varato a New York nel Palazzo di Vetro da 122 nazioni dietro la spinta determinante della società civile internazionale organizzata in ICAN. A questa stesura erano presenti di persona Alfonso Navarra, storico ecopacifista, attivista nonviolento storico compagno di lotte insieme a Peppino Impastato e importante protagonista delle battaglie per il disarmo nucleare da Comiso ai porti a rischio nucleare, Giovanna Pagani, dirigente di WILPF Italia, e lo scienziato italo-francese Luigi Mosca.
Con Fabrizio Cracolici e Adelmo Cervi in particolare abbiamo scritto i libri La follia del nucleare e Antifascismo e Nonviolenza: essi tracciano il percorso che ha condotto l’ONU e la società civile internazionale al trattato del 7 luglio 2017. Lo slogan positivo della cultura di pace che sta alla base di questi trattati si riassume nel motto “Prima l’umanità, prima le persone”. Questo adagio, nella nostra interpretazione, applicata specialmente all’Italia, ma con un’ottica globale, contrappone la nuova cultura
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