"Dal profitto privato al potere pubblico: finanziare lo sviluppo, non l'oligarchia"
L’ultimo rapporto Oxfam spiega che a livello globale crescono le ricchezze di pochi
insieme alle povertà di molti, nell’arco di un decennio l'1% più agiato del
mondo ha incrementato la propria ricchezza di 29,38 trilioni di euro, una cifra
di gran lunga superiore a quanto servirebbe per porre fine alla fame nel mondo.
Resta ineludibile come le disuguaglianze crescano e l’arricchimento di una parte piccola numericamente non aiuta il sistema capitalistico a superare le
proprie crisi.
Davanti ai nostri occhi un aumento astronomico dei profitti e delle ricchezza privata mentre invece le risorse destinate al welfare e ai servizi pubblici sono in continuo calo.
La strategia è da tempo nota: i paesi a
capitalismo avanzato sottodimensionano gli aiuti economici, detto in altri termini tendono a disimpegnarsi rispetto ai paesi meno sviluppati, si lesinano i fondi per la sanità, per la cura e la prevenzione dell’Aids e di tutte le
malattie alimentate da miseria e mal nutrizione, se non arriva la
bancarotta giungeranno condizioni capestro che alla fine porteranno molti paesi
a pagare una mole inimmaginabile di interessi da qui ai prossimi decenni.
E più un paese è piccolo maggiore diventa
l’indebitamento verso soggetti privati che potranno dettare condizioni capestro
per il pagamento delle spettanze dovute impegnando alla fine più risorse per
gli interessi del debito di quanto spendano per alcuni capitoli legati al
welfare
L’esposizione dei paesi a basso e medio reddito verso ricchi
creditori privati supera di cinque volte l’ammontare dei debiti da essi
contratti con altri stati o enti governativi, e rappresenta oltre la metà del
loro debito estero. Il 60% dei paesi a basso reddito è sull’orlo della
bancarotta, e si ritrovano a spendere di più nel servizio del debito che in
spese sociali.
Se poi quasi
il 50 per cento della popolazione mondiale vive con meno di 7 euro al giorno https://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2025/01/Report_OXFAM_Davos_gen2025.pdf
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